Le persone che hanno partecipato

Federico Riboldi

Federico Riboldi

Federico Riboldi ricopre la carica di Business Program Manager di Fujitsu Italy per l’area servizi e Retail. 

Laureato in Ingegneria Elettronica indirizzo Informatico nel 1990 presso il Politecnico di Milano, vanta un’esperienza di oltre vent’anni nel mondo ICT. Il suo percorso professionale inizia nell’area dello sviluppo software per passare poi nel supporto alla vendita di soluzioni basate su RDBMS (presso ASK Italy) e Sistemi per il Monitoraggio (presso società specializzata in servizi).

Nel 2000 entra in Siemens Informatica con l’incarico di gestione dei managed services per il monitoraggio di sistemi, applicazioni e reti a cui seguono esperienze nella conduzione di progetti e supporto alla vendita di infrastrutture tecnologiche.

Negli ultimi anni si sposta nell’area marketing di Fujitsu Technology Solutions, per occuparsi dell’implementazione dei piani marketing nell’ambito della proposizione dei Servizi e Retail in qualità di Business Programs Manager.

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Ha partecipato a:

Dalla datacenter consolidation alla virtualizzazione, all’hybrid IT: il percorso verso l’efficienza e l’innovazione delle Pubbliche Amministrazioni

Palazzo dei Congressi | Roma, 24 Maggio, 2016 | 09:30

L’evoluzione di una relazione improntata sulla trasparenza, l’efficienza e l’erogazione di servizi digitalizzati tra cittadini e imprese, da un lato, e Pubbliche Amministrazioni, dall’altro, impone ai dipartimenti IT delle PA una revisione architetturale e infrastrutturale il cui percorso è iniziato con una crescente razionalizzazione (seppur a macchia di leopardo) delle infrastrutture, implementando soluzioni di virtualizzazione e consolidando i sistemi.
 
La roadmap verso l’efficienza e l’innovazione della PA si compie con la realizzazione di un’infrastruttura IT ibrida che, abilitando una nuova agilità nella capacità di erogare servizi, prenda in considerazione fattori come sicurezza,  conformità, integrazione, connettività, disponibilità di competenze interne e installato on-premise, nonché risorse in cloud.  
 
Nel corso dell’incontro, che vedrà il confronto tra esperti e PA che hanno già intrapreso questo percorso, verranno approfondite le seguenti tematiche:
  • Alternative architetturali: dagli stack tecnologici legacy a data center sempre più virtualizzati, software-defined e hybrid cloud; implementazione di soluzioni convergenti e iperconvergenti. Quali sono i modelli di riferimento per abilitare l’erogazione di servizi innovativi ed efficienti a cittadini e imprese, ma anche alle PA locali da parte della PA centrale e delle grandi PA locali?
  • Application delivery service: i workload non sono tutti uguali e hanno diverse esigenze di provisioning, performance, affidabilità e sicurezza. Come garantire un ambiente sicuro e performante nel rilascio e nella governance delle applicazioni in funzione delle diverse esigenze delle amministrazioni e degli utenti?
  • Cambiamenti organizzativi: un’infrastruttura IT più agile e flessibile impone cambiamenti organizzativi dei dipartimenti IT. Il mondo delle imprese sta affrontando questo aspetto con una profonda revisione dei modelli. Quali le criticità, dal punto di vista organizzativo e normativo, per affrontare un percorso di questo tipo nella PA?
  • La PA come service provider di altre amministrazioni: Il ruolo di service provider svolto dalla PA centrale e dalle grandi PA locali nei confronti di amministrazioni decentrate sul territorio: quali i percorsi tecnologici e organizzativi di questo disegno?
  • Cloud for Europe, il mercato unico del cloud per le PA europee: vantaggi, criticità, evoluzione

Smart working per una nuova organizzazione del lavoro pubblico

Roma, 24 Maggio, 2017 | 09:30

Ad oggi nel settore privato italiano gli smart workers – ossia quei lavoratori che godono di discrezionalità nella definizione delle modalità di lavoro in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati - sono oltre 250 mila e sono cresciuti del 40% rispetto al 2013. Molto meno positivo è lo scenario all’interno della Pubblica Amministrazione nella quale, nonostante alcune positive esperienze, lo smart working è nei fatti assente.

Eppure lo stesso disegno di legge sul “lavoro agile”, inizialmente proposto dal Governo e poi ulteriormente ampliato e migliorato dalla Commissione Lavoro del Senato, fa esplicito riferimento alla possibilità di applicazione ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche.  La stessa riforma “Madia” della Pubblica Amministrazione all’art. 14, nel quadro della “Promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle amministrazioni pubbliche”, chiede di adottare misure organizzative “per la sperimentazionedi nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa”. Una chiara volontà da parte del legislatore di spingere l’adozione di un’organizzazione del lavoro che coniughi anche nel pubblico impiego stabilità e tutela nei contratti, con una maggiore flessibilità e responsabilizzazione nella gestione del rapporto di lavoro. Quali allora gli ostacoli al cambiamento?

Fondamentale in questo scenario il ruolo dell’offerta. C’è bisogno di strumenti semplici, efficaci e sicuri che abilitino forme avanzate di collaborazione a distanza e in mobilità.  Di conseguenza è fondamentale il confronto tra i player di mercato e le amministrazioni per raccogliere le esigenze e sviluppare le soluzioni più appropriate, in un contesto in cui le tecnologie e i modelli collaborativi stanno letteralmente esplodendo.

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