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Antonella Scardino

Antonella Scardino

Antonella Scardino è Senior Manager del settore Infrastructure e Trasporti di EY Advisory SpA. Si è laureata con lode in Ingegneria Gestionale all’ Università Federico II di Napoli. È dirigente di EY nel Dipartimento di Advisory  Performance Improvement dal 2013. Ha maturato esperienze di gestione di progettuale complessa di rilievo nazionale e internazionale nel settore ferroviario merci, passeggeri e infrastruttura e nel settore marittimo, logistico e portuale, su aspetti strategici, regolamentari, organizzativi e operativi. Ha affiancato come advisor grandi clienti del settore pubblico e privato italiani e internazionali.

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Le Zone Economiche Speciali come laboratori di innovazione e cambiamento per la PA

Roma, 14 Maggio, 2019 | 16:00

Le Zone Economiche Speciali (ZES) sono state introdotte nell’ordinamento italiano con la legge n. 123/2017 di conversione del decreto-legge n. 91/2017, recante disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno (c.d. “Decreto Sud”).

Per ZES la norma intende una zona geograficamente delimitata e chiaramente identificata nell’ambito delle regioni del Sud Italia, costituita anche da aree non  territorialmente  adiacenti  purché presentino un nesso economico  funzionale,  e che comprende almeno un'area portuale collegata alla rete trans-europea dei trasporti (TEN-T).

Analogamente a quanto accade in altri paesi europei ed extra-europei, le aziende già operative e quelle che si insedieranno nella ZES possono usufruire di speciali benefici fiscali e semplificazioni amministrative per stimolare e facilitare l'esercizio di attività economiche e imprenditoriali.

Nonostante alcune difficoltà iniziali nel processo di istituzione e avviamento delle ZES - imputabili prevalentemente al fatto che la riforma ha introdotto uno strumento di politica economica innovativo, specie per il contesto normativo italiano - Governo, Autorità di Sistema Portuale e Amministrazioni regionali rimangono fermamente convinti ed impegnati nell'attuazione della riforma, riconoscendone l’elevato potenziale come strumento per attrarre investimenti e per favorire competitività, crescita e occupazione nel Sud Italia nel suo insieme.

Una delle sfide quindi è definire dei modelli di governance ad hoc che sappiano rispondere ad una duplice esigenza: da un lato, includere le diverse PA coinvolte nella programmazione e gestione della ZES (Ministro per il Sud, Ministero dei Trasporti, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Regioni, Autorità di Sistema Portuale, Comuni, Consorzi ASI) per le questioni di propria competenza politica o amministrativa; dall’altro, assumere il concreto funzionamento della ZES come driver e principio guida.

Le esperienze internazionali, difatti, mostrano come la gestione efficace della ZES è uno dei fattori critici per il suo successo e deve intendersi a tutti gli effetti uno dei componenti del pacchetto offerto ai potenziali investitori, al pari di infrastrutture, aree di insediamento, incentivi fiscali e semplificazioni amministrative.

Le ZES quindi non solo possono, ma probabilmente devono essere un “laboratorio” per sperimentare approcci e modelli di gestione pubblica basati sulla collaborazione tra PA, evitando di ridurre la riforma al semplice sfruttamento del "brand" ZES per replicare assetti organizzativi già esistenti e poco adatti alla complessità e alla portata innovativa dello strumento.

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