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Riforma e nuovo modello contrattuale

Fiera di Roma | Roma, 11 Maggio, 2011 | 10:00

 

L’Intesa applicativa al pubblico impiego raggiunta nell’aprile del 2009 e sottoscritta da tutti i sindacati, tranne la CGIL, delinea un modello contrattuale che si è voluto in stretta sinergia con la riforma Brunetta. Le successive manovre di finanza pubblica e le intese da allora intercorse disegnano ora un quadro di relazioni sindacali complesso, che richiede una riflessione che tenga conto dei diversi interessi in campo.

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Cambiare si può!

Roma, 23 Maggio, 2017 | 15:00

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Tre parole per ragionare sui CUG: sostenibilità, cura, etica

Il “Forum dei CUG”, la rete dei Comitati Unici di garanzia cui aderiscono oltre settanta amministrazioni - di cui buona parte centrali e nazionali -, partecipa all’edizione 2017 del Forum PA con un convegno dal titolo : “Cambiare si può! Come prendersi cura e rendere sostenibile la riforma della PA con innovazione, conciliazione ed etica: il ruolo dei Comitati Unici di Garanzia”.

Forum PA 2017 lancia un nuovo tema: innovazione significa (anche) “sostenibilità”. Un’amministrazione pubblica, dunque, che non sia soltanto efficiente, veloce e digitale, ma che usi velocità, tecnologie e strumenti di partecipazione e collaborazione per contribuire a costruire uno sviluppo sociale ed economico sostenibile.

In questo contesto i Comitati unici di garanzia sono un punto di riferimento centrale. Molti dei temi di loro competenza possono essere funzionali ad una amministrazione innovativa, ma anche sostenibile: la tutela dei diritti, il contrasto alle discriminazioni, la valorizzazione delle diversità, l’etica quale elemento ineludibile anche per l’innovazione e l’efficienza, la tutela della salute a partire da quella nell’ambito del lavoro, con la dovuta attenzione alle diversità di genere.

La recente riforma della Pubblica Amministrazione, che ha promosso proprio la flessibilità lavorativa in relazione alle esigenze di conciliazione vita lavoro in un’ottica di responsabilizzazione del personale e con l’intento di perseguire maggiore produttività ed efficienza, offre ai Comitati unici di garanzia l’opportunità di svolgere un importante ruolo proprio nella attuazione della riforma.

E’ di questo che i CUG vogliono discutere nell’ambito del convegno che si terrà nel giorno di apertura del Forum PA: come “prendersi cura della riforma” contribuendo, attraverso il loro ruolo e la loro funzione a far sì non solo che le norme trovino attuazione, ma anche che il cambiamento nelle Amministrazioni Pubbliche possa diventare realtà.

Prendersi cura dei lavoratori, ma anche dell’amministrazione rappresenta un modello che avvantaggia i cittadini e una modalità certa e sicura per poter misurare e migliorare il “buon lavoro”.

Negli anni passati la riforma della PA si è basata quasi esclusivamente sulle tre “e”, efficacia, efficienza, economicità: i Comitati unici di garanzia credono invece nella teoria, da più parti sostenuta, che occorra aggiungere anche l’equità e, “l’etica”, quest’ ultima quale valore fondamentale per distinguere il comportamento buono, giusto, lecito da quello cattivo,

ingiusto, illecito o sconveniente che deve essere riconosciuto, prima di tutto al proprio interno e arginato: solo così non si parlerà più dei furbetti del cartellino, ma di comportamenti riprovevoli messi in atto da alcuni a danno di tutti, rivalutando il valore della “reputazione”.

Chi ha l’onore e l’onere di svolgere un servizio pubblico, una prestazione verso i cittadini e verso la collettività deve ritenere l’etica, in particolare l’etica pubblica, quale valore fondamentale a cui far riferimento e a cui ispirare il proprio comportamento.

I CUG hanno come mission la migliore utilizzazione delle risorse umane garantendo pari opportunità alle lavoratrici ed ai lavoratori, l’assenza di qualunque forma di discriminazione e di violenza morale o psichica; essi hanno come obiettivo il garantire un ambiente di lavoro improntato al benessere organizzativo e l’impegno a rilevare, contrastare ed eliminare ogni forma di violenza morale o psichica al proprio interno.

Questi organismi, nell’attuale momento storico di trasformazione della P.A., possono sicuramente svolgere un importante ruolo per la valorizzazione delle diversità, la promozione di azioni positive per l’introduzione di strumenti di flessibilità lavorativa a supporto della conciliazione vita e lavoro. Sono centrali anche per la loro funzione di mediazione tra datore di lavoro e dipendenti, per prevenire l’insorgere di situazioni che possano causare disagio, scontento e contenziosi per l’attenzione costante al benessere delle lavoratrici e dei lavoratori, a garanzia dell’assenza di discriminazioni, del contrasto ai fenomeni di violenza morale, fisica o psicologica sui singoli, dello sviluppo di una cultura volta a raggiungere anche il delicato equilibrio tra il benessere dell’organizzazione e quello dei lavoratori.

I Comitati Unici di Garanzia hanno un ruolo chiave nel lavoro pubblico in quanto sono portatori di una politica di “attenzione alla persona” che si estende inevitabilmente al proprio benessere, a quello della propria famiglia nonché a quello della propria organizzazione mirando, altresì alla qualità del servizio.

Infine è caro ai CUG il concetto di cura, tutelare il benessere di chi lavora, impedire le possibili discriminazioni, tenere sempre alta l’attenzione verso le pari opportunità, contrastare il fenomeno del mobbing e, in particolare “curare la riforma” ed il progetto del lavoro pubblico futuro attraverso la corretta ed attenta attuazione da parte di tutte le pubbliche amministrazioni dell’art. 14 della legge 124/2015 e della emananda direttiva di attuazione.

Il Forum dei Comitati Unici di Garanzia attraverso la virtuosa esperienza di mettere le Amministrazioni a confronto, creando situazioni di sinergia e rafforzamento delle azioni positive, rappresenta un valore aggiunto al fine di creare un effetto moltiplicatore per un cambiamento vero, sostenibile, etico, responsabile della PA.

Tra i 17 Sustainable Development Goals - strettamente correlati l'uno con l'altro - il focus, in questo evento, sarà sull'obiettivo 16 "Giustizia, pace e istituzioni solide"

Lavoro e trasformazione digitale: accrescere le competenze, ridurre le diseguaglianze

Roma, 14 Maggio, 2019 | 15:00

La trasformazione digitale pone nuove sfide alle politiche attive del lavoro. Da un lato la necessità di far fronte al rischio di una crescita economica senza incremento dell’occupazione, dall’altro l’obbligo di ridurre le diseguaglianze attraverso un sistema in grado di accompagnare i giovani e sostenere le fasce deboli cittadini. La necessità di “governare” tale fase di transizione impone lo studio e l’attuazione di nuove forme di intervento che riducano le diseguaglianze, puntino alla crescita del capitale umano del Paese e creino occupazione di qualità.

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Il futuro del Lavoro alla luce dei cambiamenti economici e sociali

Roma, 16 Maggio, 2019 | 09:30

Oltre 3 milioni di lavoratori - ma si arriva a 5.2 se si considera il reddito annuale invece di quello mensile - e 2.2 milioni di famiglie risultano povere nonostante almeno un componente sia occupato. Sono due dati che emergono dal XX Rapporto "Mercato del lavoro e contrattazione collettiva”, elaborato dal Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro in collaborazione con ANPAL e INAPP.

Il Rapporto analizza le dinamiche del mercato del lavoro dopo la crisi, le novità istituzionali introdotte negli anni recenti con le riforme dei rapporti di lavoro e le misure di contrasto. 

Secondo i dati illustrati nel Rapporto, la diffusione della povertà tra i lavoratori è legata alla persistente bassa competitività del sistema, al minor numero di ore lavorate, alla precarietà dell’occupazione, all’impiego di manodopera poco qualificata e alle scelte di alcune aziende per contenimento dei costi. 

Nel periodo compreso tra il 2014 e il primo semestre 2018, la crescita dell’occupazione, oltre che al part-time, resta ancorata ai lavori a tempo determinato che sono aumentati del +35%, pari a 800mila lavoratori. Crescita moderata si registra per i lavori a tempo indeterminato (+460 mila) mentre risulta un calo deciso del lavoro autonomo (-117 mila). 

Dal punto di vista della qualità del lavoro e dei contratti, il Rapporto rileva come sia cresciuto il part-time involontario (soprattutto per le donne e nel Mezzogiorno) e come sia diminuita la qualificazione professionale e gli occupati con qualificazione medio alta. 

Partendo da questi numeri, appaiono coerenti le misure di sostegno adottate dai Governi negli ultimi anni: dalla social card al Sostegno Inclusione Attiva passando per il REI e arrivando oggi al Reddito Minimo e al Reddito di Cittadinanza. 

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La reazione della Pubblica Amministrazione alla pandemia da Covid-19

Roma, 22 Giugno, 2021 | 12:30

La pandemia, che ha colpito con forza anche l’Italia a partire dal 2020, ha avuto un effetto dirompente su tutti i servizi pubblici, sia a livello centrale che locale, accentuandone le criticità e facendo emergere la ‘fragilità del sistema delle pubbliche amministrazioni”, come l’ha definita il presidente Draghi nella sua relazione programmatica, delineando allo stesso tempo le priorità su cui intervenire nel breve e medio periodo, dalla sanità alla scuola, dai servizi sociali a quelli ambientali, dalla digitalizzazione all’informatizzazione.

E’ questo in sintesi il dato che emerge dalla “Relazione 2020 del CNEL al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Amministrazioni pubbliche centrali e locali alle imprese e i cittadini” che, tra luci e ombre delinea “Un’amministrazione pubblica capace anche di adattarsi rapidamente a circostanze mutate (come successo nel 2020) in ambiti quali la formazione, la diffusione dei processi di digitalizzazione, i meccanismi di pagamento elettronici, la sua stessa organizzazione interna”.

Se da un lato nel 2020 il Paese ha potuto reagire alla crisi proprio grazie all’impegno delle amministrazioni pubbliche e del personale che vi lavora a tutti i livelli, a cominciare da quello sanitario, della scuola e degli enti locali, dall’altra l’emergenza sanitaria ha messo in luce ulteriormente criticità storiche che, al di là dell’ingente intervento economico dello Stato, che è riuscito ad evitare il default, hanno finito per accentuare le disuguaglianze, le disparità e i livelli essenziali dei servizi pubblici.