Le persone che hanno partecipato

Luca Bianchi

Luca Bianchi

Luca Bianchi è nato nel 1968. Economista, dopo oltre un decennio di attività di ricerca e alcune esperienze di amministratore pubblico, è dal marzo 2018 Direttore della Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno). In precedenza, dal 2014 al febbraio 2018 è stato al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali con il ruolo di Capo Dipartimento delle Politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca, in cui ricadono, tra le altre, le competenze sulla promozione della qualità agroalimentare, sull’agricoltura biologica, sui Sistemi di qualità alimentare nazionale, sulla qualità certificata e la tutela delle indicazioni geografiche dei prodotti agricoli, agroalimentari e vitivinicoli

È autore di numerose pubblicazioni scientifiche su diversi temi inerenti le politiche di sviluppo.

Negli anni ha collaborato con diversi organi istituzionali come esperto di economia e politiche di sviluppo: dal 2007 al 2008 è stato consulente economico del Vice Ministro dello Sviluppo economico; ha svolto attività di consulenza per Confindustria e per il Dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio; per alcuni anni è stato consulente della Commissione Antimafia del Parlamento.

Dal 2012 al 2014 è stato Assessore all’Economia della Regione Siciliana

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Ha partecipato a:

I beni culturali: la nuova frontiera dello sviluppo territoriale

Fiera di Roma | Roma, 18 Maggio, 2012 | 15:00

Il patrimonio culturale del Mezzogiorno attende ancora di essere considerato dalla politica nazionale, regionale e locale, come la principale risorsa di trasformazione economica e sociale del Meridione.

Valorizzare i beni culturali non significa solo promuovere nuovo turismo, ma creare autentici circuiti culturali che mettano a sistema il patrimonio materiale ed immateriale con le risorse dell’accoglienza e con le espressioni più autentiche del territorio e con la filiera agro-alimentare.

Una filiera complessa ed unica che non ha eguali in Europa, in grado di imprimere una svolta al’asfittica economia del Sud, a condizione di colmare il gap infrastrutturale e di rafforzare il senso diffuso d’appartenenza e di identità.

Crescita inclusiva: start up, capitale umano e attrattività del Sud

San Giovanni a Teduccio - Università Federico II | Napoli, 13 Novembre, 2019 | 12:00

I dati del rapporto Svimez 2019 parlano chiaro: tra il 2002 e il 2017 le persone emigrate dal Sud sono state oltre 2 milioni, in maggioranza giovani, di cui un terzo laureati. Molti in cerca di un lavoro migliore e nuove opportunità; calano infatti gli occupati nel Mezzogiorno (-1,7% negli ultimi due trimestri del 2018 e nel primo trimestre 2019), mentre aumenta la precarietà.

La diseguaglianza tra Nord e Sud è un’emergenza che rischia di travolgere l’intero Paese. Per questo è necessario ripartire dal Sud, con una strategia complessiva di politiche e agevolazioni. Come “Resto al Sud” l’incentivo che sostiene la nascita di nuove attività imprenditoriali avviate dagli under46 nelle regioni del Mezzogiorno. Con una dotazione finanziaria complessiva di 1.250 milioni di euro, a giugno le domande presentate erano 7.816 e 3.035 i progetti approvati.

Quale ruolo del Sud nel Restart Italia? Dalle scelte sui finanziamenti il modello di sviluppo per il Mezzogiorno.

Roma, 2 Novembre, 2020 | 12:00

Quale ruolo può avere il Sud nella ripresa del Paese?  Nell’attuale dibattito viene dichiarata da più parti la necessità di agganciare la ripresa economica del Paese ad un processo strutturale e duraturo di rilancio del Mezzogiorno, a più riprese evocato ma mai veramente avviato.

Le risorse sempre molto rilevanti del prossimo ciclo dei fondi europei e quelle ingenti del Recovery Fund non soltanto rendono ineludibile la crescita degli indicatori economici al Sud ma impongono la definizione del modello di sviluppo che si intende perseguire e scelte coerenti con gli obiettivi. Così come elaborato dalla Commissione e dai Governi europei il sistema dei finanziamenti sembra offrire l’opportunità di costruire un modello di sviluppo basato su Green New Deal, sulla transizione al digitale, sulla specializzazione intelligente dei territori, su una Pubblica Amministrazione come infrastruttura strategica all’interno della quale promuovere nuova mentalità e nuove competenze.

La crisi come transizione, come la Pandemia sta cambiando le nostre le città

Roma, 5 Novembre, 2020 | 12:00

Le azioni delle città e la cooperazione metropolitana durante il lockdown si sono rivelate strumenti utili per rispondere alla crisi. Il Pon Metro si è posto come programma a supporto di una riorganizzazione della mobilità e dei servizi pubblici e dello spazio ad uso sociale. La gestione delle conseguenze a lungo termine provocate dalla pandemia sta oltremodo evidenziando il ruolo cardine delle aree metropolitane per fronteggiare la crisi.

Quest’incontro, che persegue prioritariamente l’obiettivo di informare il cittadino circa l’andamento del Programma e dei suoi interventi, è anche un'opportunità per condividere le esperienze delle città, anche a livello europeo, per affrontare la crisi pandemica guardando al futuro, verso la programmazione 2021-2027  e le sfide che le città stanno già affrontando per una crescita più sostenibile.

L'evento si apre con una panoramica video sul Pon Metro ed il suo andamento, con informazioni sui temi, progetti, soluzioni e risultati.

A seguire il dibattito si arricchisce dei contributi e delle esperienze di successo di rappresentanti di città straniere in video collegamento, in relazione agli interventi di risposta all’emergenza pandemica e non solo.

Recepiti spunti e approcci interessanti, Gianni Dominici conduce gli ospiti presenti e video collegati, verso un confronto sulle rispettive visioni, sul contesto di sviluppo del Paese, sulla capacità di resilienza e gli interventi sostenibili, sulla  ricostruzione economica delle città e la creazione di nuove opportunità per le comunità urbane.