Le persone che hanno partecipato

Sara Bedin

Sara Bedin

Sara Bedin si è laureata in Economia presso l’Università L. Bocconi di Milano, con pieni voti assoluti e lode. 

Dal 2002 si occupa dell’ammodernamento, della progettazione, implementazione e valutazione delle politiche pubbliche per l’innovazione (a livello locale, nazionale ed europeo), oltre che del processo di miglioramento della qualità dei servizi pubblici e di ottimizzazione degli investimenti e della spesa in ottica di whole life-cycle cost, per mezzo della qualificazione degli appalti in chiave innovativa.

E’ riconosciuta a livello europeo come esperta in materia di procurement pubblico di innovazione, di cui affronta gli aspetti economici e legali, esprimendo una competenza distintiva sui razionali e sui profili di differenziazione con gli strumenti di finanziamento e di partenariato pubblico-privato.

Tra il 2008 e il 2012, in raccordo con la Commissione Europea, ha supportato la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per la Digitalizzazione e l’Innovazione tecnologica nella definizione dell’indirizzo nazionale e degli strumenti operativi per l’attuazione degli appalti pubblici pre-commerciali di ispirazione europea.

Nel 2013-2014 ha affiancato il MIUR, in qualità di esperto indipendente, nella progettazione della misura nazionale di promozione dell’appalto pre-commerciale e nella valutazione dei fabbisogni di innovazione delle Regioni Convergenza in risposta al D.D. 437 del 13/03/2013.

A livello europeo ha svolto l’attività di valutatore e revisore di progetti di R&S presentati/finanziati in risposta alle call del FP7 e di Horizon 2020.

Ha partecipato attivamente, apportando pareri tecnici, alle consultazioni della Commissione Europea sulla riforma del Regolamento sugli Aiuti di Stato per la R&S e sulle Direttive sugli Appalti (2014).

Oltre al contributo in termini di policy setting, sta affiancando dal 2008 oltre quaranta importanti amministrazioni pubbliche, italiane ed europee, nel processo di riqualificazione ed ottimizzazione della spesa, mediante la progettazione ed implementazione di appalti pubblici pre-commerciali e di innovazione (nei settori della sanità, dell’istruzione, dell’ambiente, dell’ICT, dell’edilizia pubblica, delle utilities…), riconosciuti come best practices a livello europeo.

Ha svolto e svolge attività di ricerca (per la Commissione Europea e in collaborazione con l’Innovation Policy U.S. Small Business Administration – Washington), di aggiornamento professionale, docenza post-universitaria e partecipa, come (primo) relatore in materia di procurement pubblico di innovazione, ai principali eventi europei.

Collabora, come esperto in materia di appalti e di innovazione tecnologica, con studi legali in Italia  e all’estero, oltre che con primarie società di consulenza.

E’ Presidente del Comitato Consultivo della Unità scientifica politiche industriali, innovazione e trasferimento tecnologico dell’INAF e consigliere esecutivo di EuroCloud Italia.

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Ha partecipato a:

Public Procurement innovativo per l'ICT: nuovi strumenti e nuove modalità di Partnership Pubblico-Privato

Palazzo dei Congressi EUR | Roma, 30 Maggio, 2013 | 12:00

Il convegno mette il dito in una delle piaghe più note, ma meno sanate dell’amministrazione pubblica: i processi di acquisto di servizi, specie se innovativi.

La programmazione economica, ovvero il tema della scelta degli investimenti pubblici verso cui finalizzare le risorse a disposizione delle pubbliche amministrazioni costituisce, da sempre, una questione critica che, sebbene risolta sotto il profilo teorico, nei fatti continua a rappresentare un elemento su cui converge una parte consistente del dibattito di politica economica. Spesso le pubbliche amministrazioni, che sono ben consapevoli dei problemi a cui vorrebbero porre rimedio, sono troppo poco preparate sotto il profilo tecnico per sapere quale sia la soluzione tecnologica da adottare e sono costrette a rivolgersi a degli esperti esterni.

Questa difficoltà non è risolta dai processi di procurement pubblico. Anzi: il presupposto delle procedure di gara è la piena consapevolezza del prodotto da acquistare da parte dell’amministrazione che compra. E’ infatti solo attraverso la messa a confronto di offerte tra loro comparabili che l’amministrazione può determinare quella più vantaggiosa, o quella migliore in termini di rapporto qualità-prezzo. E per fare questo serve che l’amministrazione sia in grado di mettere a punto un capitolato tecnico che indichi a tutti coloro che concorrono alla gara quali sono le specifiche del prodotto-servizio richiesto. Ma se mancano le competenza tecniche necessarie per la specificazione del capitolato tecnico, la configurazione astratta viene meno e non c’è da stupirsi se spesso le gare pubbliche producono risultati indesiderati o, quantomeno, poco innovativi.

Non sapendo cosa fare, le amministrazioni opteranno infatti per atteggiamenti di minimizzazione del rischio i quali, inevitabilmente, porteranno a preferire soluzioni conservative associate a prodotti-soluzioni già affermatesi sul mercato, per le quali esiste un’informazione consolidata circa l’efficacia e il percorso di realizzazione. Una soluzione, sia pure parziale, a queste difficoltà viene dallo sviluppo di nuove modalità di interrelazione tra Pubbliche amministrazioni e operatori privati che diano la possibilità di dare vita, in un contesto di trasparenza e parità di trattamento,  a forme nuove di condivisione dell’investimento pubblico, e dei rischi a esso connessi.

Condividendo il rischio dell’investimento con i fornitori, le Pubbliche amministrazioni possono ottenere informazioni preziose circa i costi e i ritorni (finanziari e non) degli investimenti pubblici, migliorando il processo di scelta delle priorità dell’intervento pubblico. Inoltre, coinvolgendo gli operatori nel finanziamento, è possibile dare una soluzione al problema della disponibilità anticipata del capitale da investire, agendo positivamente sul livello di innovazione incorporato nell’investimento pubblico.

Un nuovo smart public procurement : opportunità, ostacoli, esperienze innovative

Palazzo dei Congressi | Roma, 29 Maggio, 2014 | 09:30

E’ opinione diffusa che l’innovazione della Pubblica Amministrazione non può compiersi senza grandi e complessi interventi che prevedano non nuove leggi, ma il re-engineering dei processi, il ripensamento dei modelli organizzativi, la gestione del cambiamento.

Grandi progetti  sono di fronte al Paese e sono ormai improcrastinabili sia per la qualità della vita dei cittadini, sia per l’impulso che potrebbero dare allo sviluppo economico. Sono dossier quali, a titolo d’esempio, il fascicolo sanitario elettronico, la gestione integrata dei database e il consolidamento dei datacenter, la gestione della business continuity, la dematerializzazione dei flussi documentali, lo scambio di dati tra le amministrazioni in ottica cloud computing, la giustizia digitale, la digitalizzazione delle scuole e della didattica, ecc.

Di fronte a queste sfide le strutture di procurement delle amministrazioni appaiono drammaticamente inadeguate e non riescono né dal lato della domanda, né tantomeno da quello dell’offerta a cogliere le potenzialità dell’innovazione. Le gare di appalto diventano bizantini tatticismi per ridurre le possibilità di ricorsi e per tutelare le responsabilità di operatori pubblici, in genere tecnicamente deboli, di fronte alla Corte dei Conti, con un’attenzione molto minore alla qualità. Alle aziende più preparate e con maggiori esperienze, anche internazionali, non viene data poi la possibilità, con l’uso diffuso e intelligente del dialogo precompetititvo, di dire la loro in quella delicata fase che trasforma il bisogno in una domanda esplicita e la struttura in un capitolato.

Il convegno parte da questo stato di cose per chiedersi come la PA possa comprare innovazione, divenendo così un potente driver in grado di orientare la politica industriale del Paese.