Le persone che hanno partecipato

Cristiano Radaelli

Cristiano Radaelli

Mi sono laureato in Ingegneria Nucleare con specializzazione elettronica al Politecnico di Milano e ho poi frequentato con successo Amministrazione e Gestione Aziendale presso la Divisione Master dell’Università Bocconi.

Presidente di Anitec, l’associazione italiana dell’industria dell’Informatica, Telecomunicazioni and Elettronica di Consumo, sono stato eletto nel novembre 2010 e recentemente confermato all’unanimità fino a dicembre 2016. Da giugno 2011 sono Vice Presidente di Confindustria Digitale, la federazione costituita per rappresentare la filiera dell’ICT all’interno di Confidustria.

Sono Membro dell’Executive Board di Digital Europe, l’associazione che rappresenta i produttori ICT presso la Comunità Europea e Membro dei gruppi di lavoro del Board dedicati alla strategia e alla gestione operativa.

Ho iniziato la mia carriera in GTE Telecomunicazioni, proseguendo il percorso professionale in Siemens, Italtel e Nokia Siemens Networks, con ruoli di responsabilita’ globali in Ricerca e Sviluppo, Operations, Marketing, Vendite, Business Administration e Controllo di gestione. Ho risieduto per diversi anni negli Stati Uniti.

Scrivo articoli su aspetti economici, manageriali e relativi all'agenda digitale.

Sono stato per quattro anni Vice Presidente dell’Associazione dei Volontari Donatori del Sangue di Milano. Ho ricevuto dal Presidente della Repubblica Italiana la Stella al merito del Lavoro e sono Cittadino Benemerito di Sesto San Giovanni (Mi). Nel corso del 2010 sono stato insignito del premio “Milano Produttiva”.

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Ha partecipato a:

Un nuovo smart public procurement : opportunità, ostacoli, esperienze innovative

Palazzo dei Congressi | Roma, 29 Maggio, 2014 | 09:30

E’ opinione diffusa che l’innovazione della Pubblica Amministrazione non può compiersi senza grandi e complessi interventi che prevedano non nuove leggi, ma il re-engineering dei processi, il ripensamento dei modelli organizzativi, la gestione del cambiamento.

Grandi progetti  sono di fronte al Paese e sono ormai improcrastinabili sia per la qualità della vita dei cittadini, sia per l’impulso che potrebbero dare allo sviluppo economico. Sono dossier quali, a titolo d’esempio, il fascicolo sanitario elettronico, la gestione integrata dei database e il consolidamento dei datacenter, la gestione della business continuity, la dematerializzazione dei flussi documentali, lo scambio di dati tra le amministrazioni in ottica cloud computing, la giustizia digitale, la digitalizzazione delle scuole e della didattica, ecc.

Di fronte a queste sfide le strutture di procurement delle amministrazioni appaiono drammaticamente inadeguate e non riescono né dal lato della domanda, né tantomeno da quello dell’offerta a cogliere le potenzialità dell’innovazione. Le gare di appalto diventano bizantini tatticismi per ridurre le possibilità di ricorsi e per tutelare le responsabilità di operatori pubblici, in genere tecnicamente deboli, di fronte alla Corte dei Conti, con un’attenzione molto minore alla qualità. Alle aziende più preparate e con maggiori esperienze, anche internazionali, non viene data poi la possibilità, con l’uso diffuso e intelligente del dialogo precompetititvo, di dire la loro in quella delicata fase che trasforma il bisogno in una domanda esplicita e la struttura in un capitolato.

Il convegno parte da questo stato di cose per chiedersi come la PA possa comprare innovazione, divenendo così un potente driver in grado di orientare la politica industriale del Paese.