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Per la Gestione e l'efficienza energetica dei patrimoni pubblici

Fiera di Roma | Roma, 20 Maggio, 2010 | 15:00

Più di 4.500 milioni di euro: questa la spesa annua complessiva per i consumi energetici dei patrimoni pubblici di edifici e infrastrutture distribuiti su tutto il territorio nazionale (stima Consip). Un patrimonio, questo, fortemente "energivoro", se si pensa  che registra un indice di consumo pari ad oltre 200 Kwh/m2/anno, di gran lunga superiore alla media dei patrimoni pubblici degli altri paesi europei (stima "Brita PuBs"). Alla luce di questi dati e di un contesto ambientale, economico e normativo che impone sempre più cogentemente politiche e interventi di drastico efficientamento e risparmio energetico, la partnership tra PA e imprese private può svolgere un ruolo strategico per la condivisione, la sperimentazione e la diffusione di nuovi e virtuosi progetti e modelli di servizi "Energy Management oriented" espressamente rivolti ai singoli beni, alle città e al territorio. In questo quadro, il Workshop costituisce la prima occasione di confronto operativo allargato sul tema, ponendosi due precisi obiettivi: da un lato, fornire contributi significativi per l'analisi della situazione nazionale e per la divulgazione di progetti e programmi innovativi applicati direttamente sul campo; dall'altro, dettare l'agenda delle priorità di lavoro per un costituendo "tavolo della partnership pubblico-privato" che veda le stesse PA e imprese sinergicamente impegnate nel perseguimento dell'obiettivo comune di un sempre più corretto e incisivo sviluppo del mercato dei servizi integrati finalizzati alla gestione e all'efficienza energetica dei patrimoni pubblici.

L'incontro è il naturale prosieguo del "Quarto Forum Nazionale sui Patrimoni Immobiliari Urbani Territoriali Pubblici" e ne ospiterà nella sua fase conclusiva la cerimonia di premiazione dei progetti selezionati

La sfida degli acquisti per un’amministrazione più efficiente ed efficace: il ruolo delle amministrazioni provinciali

Fiera di Roma | Roma, 9 Maggio, 2011 | 15:00

La grave carenza di risorse, costringe le Pubbliche amministrazioni a risparmiare sugli acquisti.Deriva anche da qui la diffusione dell'e-procurement, quell'insieme di strumenti e prassi per effettuare acquisti in modalità elettronica, che la normativa ammette ed incentiva. In questo contesto le Province svolgono un ruolo fondamentale agendo da collante fra la necessità di controllare la spesa pubblica e la necessità di andare incontro alle esigenze del territorio, cosa che i Comuni da soli non sono in grado di fare. L’argomento viene ampiamente trattato dalla ricerca “La sfida degli acquisti per un’amministrazione più efficiente ed efficace: il ruolo delle amministrazioni provinciali”, realizzata da Promo PA Fondazione in collaborazione con UPI e con il supporto di i-Faber, uno dei principali player nazionali sull’e-procurement.

Dalla ricerca risulta che le Province italiane cominciano ad avere un ruolo significativo sul fronte dell’innovazione tecnologica applicata ai processi di acquisto. Con una spesa complessiva in tecnologie ICT pari a circa  1,5 miliardi di euro, le amministrazioni provinciali; infatti, oltre la metà degli uffici provinciali utilizza procedure telematiche nell’acquisizione di beni e servizi. Il dato è leggermente più basso per quanto riguarda gli altri Enti, come le Asl, i Ministeri (obbligati a rivolgersi alla Consip per i loro acquisti) e le Università, ma comunque è evidente l’avvio di un percorso di innovazione che comincia a diffondersi sul territorio nazionale. Le convenzioni sono ampiamente utilizzate dalle Province, in crescita i mercati elettronici, le gare e le aste on line.

I beni culturali: la nuova frontiera dello sviluppo territoriale

Fiera di Roma | Roma, 18 Maggio, 2012 | 15:00

Il patrimonio culturale del Mezzogiorno attende ancora di essere considerato dalla politica nazionale, regionale e locale, come la principale risorsa di trasformazione economica e sociale del Meridione.

Valorizzare i beni culturali non significa solo promuovere nuovo turismo, ma creare autentici circuiti culturali che mettano a sistema il patrimonio materiale ed immateriale con le risorse dell’accoglienza e con le espressioni più autentiche del territorio e con la filiera agro-alimentare.

Una filiera complessa ed unica che non ha eguali in Europa, in grado di imprimere una svolta al’asfittica economia del Sud, a condizione di colmare il gap infrastrutturale e di rafforzare il senso diffuso d’appartenenza e di identità.