Nato a Bisceglie nel 1968, laureato all’Università Aldo Moro di Bari nel 1992, MBA Bocconi nel 1994. Fino al 1998 è stato ricercatore alla London School of Economics e nel 2002 Visiting Professor alla University of Illinois di Chicago. È Professore di Economia delle Aziende e delle Amministrazioni Pubbliche.
Ha insegnato per quindici anni all’Università Cattaneo di Castellanza dove, dal 1998 al 2005, è stato direttore del CERST. Dal 2016 è all’Università del Molise. È stato Assessore all’Economia al Comune di Bari nella prima giunta Emiliano e nel 2006 capo Dipartimento Economico a Palazzo Chigi nel Governo Prodi. Dal 2006 al 2008 è stato Commissario liquidatore del Comune di Taranto.
Entrato in Parlamento nella XVI legislatura, 2008-2013, è stato coordinatore delle Commissioni economiche del gruppo PD alla Camera e componente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione e della Bicamerale per il Federalismo Fiscale. Nella XVII Legislatura è stato Presidente della commissione Bilancio della Camera dei Deputati. Nel 2018 è stato rieletto in Parlamento ed è in Commissione Bilancio. Responsabile Economia e società digitale del Partito Democratico.
Il tema dell’IVA collega in modo straordinariamente attuale l’Europa ai paesi che la compongono, sul fronte economico e fiscale. Da un lato la politica governativa forza l'impianto europeo, nello spazio creato tra le clausole di salvaguardia e lo Split Payment, ai fini delle politiche di Bilancio, dall’altro le proposte europee di revisione puntano a una maggiore rigidità delle aliquote utilizzabili nei singoli paesi, pur nel percorso di armonizzazione contabile.
L’IVA diventa sempre più un mezzo con cui la politica nazionale può collegarsi a quella europea, in un rapporto di vicendevole influenza, decisamente interessante per i governi nazionali.
Agli inizi della prossima rivoluzione europea dell’IVA, facciamo il punto su questo tema che come comprendiamo sempre meglio, guadagna una nuova importanza nelle politiche di governo e di bilancio degli Enti Pubblici.
Gli obiettivi dell'incontro saranno quelli di fornire una panoramica dell’importanza della normativa IVA nel contesto nazionale e dell’UE, condividere un approccio e un metodo all’applicabilità delle nuove aliquote di riferimento, individuare i focus tematici come le opportunità e le criticità che dipendono dalla gestione dell’IVA negli Enti Pubblici.
Francesco Boccia ha una solida esperienza accademica come economista in Italia ed all’estero, è stato coordinatore delle Commissioni economiche del gruppo PD alla Camera e componente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione e della Bicamerale per il Federalismo Fiscale. Nel 2018 è stato rieletto in Parlamento ed è in Commissione Bilancio. Responsabile Economia e società digitale del Partito Democratico. E’ stato nominato nel 2019 Ministro per gli affari regionali e le autonomie nel secondo Governo Conte.
Intervistato da Gianni Dominici, direttore generale di FPA, Francesco Boccia porterà a FORUM PA 2020 la sua esperienza di questi mesi nel definire un corretto equilibrio tra autonomia regionale e interessi generali del Paese. L’innovazione necessaria per la ripresa passa infatti anche da una corretta geografia istituzionale.
La drammatica diffusione di Covid-19 ha costretto il sistema della pubblica amministrazione italiana a scelte rapide e drastiche in termini di riorganizzazione delle proprie strutture e sviluppo di nuove forme di intervento. L’esperienza di questi mesi ha messo in evidenza la necessità di mobilitazione ed azione dei governi locali, ben rappresentati dalle mille e più iniziative sviluppate dai sindaci italiani. L’emergenza ha evidenziato, infatti, come le comunità locali tramite i loro sindaci abbiano dovuto far fronte a problematiche molto diverse e molto più ampie di quelle tradizionali.
Siamo, tuttavia, all’inizio di un percorso molto lungo. Nei prossimi mesi sarà necessaria una capacità di risposta e di riorganizzazione delle strutture di governo locale ancora maggiore, per poter mettere in campo importanti interventi istituzionali, e quindi soluzioni operative adeguate, in grado di far fronte alle esigenze di tutela, protezione e resilienza delle singole comunità locali. In questo contesto diventerà centrale potenziare la capacità dei comuni italiani, caratterizzati da fragilità amministrativa, dimensioni contenute e scarse risorse. Se da un lato, infatti, sarà dirimente la capacità statale di intervento, il sistema pubblico reggerà e risponderà positivamente se tutti i sottosistemi territoriali saranno in grado di poter agire in maniera efficace, flessibile ed adatta alle condizioni specifiche dei contesti territoriali.
Per tali ragioni, per favorire la ripresa, è indispensabile pensare alla costruzione di logiche e prospettive di intervento sui territori che aiutino le amministrazioni comunali a ripensarsi in termini di azione, a cooperare per affrontare i problemi, a sviluppare forme e strumenti legati alla promozione e sviluppo di sistemi intercomunali per migliorare l’azione pubblica.
Il Progetto ITALIAE, promosso dal Dipartimento Affari Regionali e Autonomie e cofinanziato dal PON Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020, propone un approfondimento su queste tematiche, coinvolgendo rappresentanti di Comuni, Unioni di Comuni ed Amministrazioni regionali, associando queste visioni a pareri tecnici, forniti da esperti del settore, e prospettive istituzionali, espresse da rappresentanti del Dipartimento
La crisi pandemica e il lockdown hanno prodotto sui nostri contesti urbani e territoriali stress improvvisi e senza precedenti, non solo di natura strettamente sanitaria, con effetti drammatici per i territori più colpiti, ma anche dal punto di vista sociale, economico e funzionale.
Per le amministrazioni locali, “le più esposte dello Stato”, l’emergenza sanitaria si è tradotta sin da subito in un’emergenza organizzativa (mettere in sicurezza il proprio personale consentendo lo svolgimento delle prestazioni da remoto) e amministrativa (garantire l’erogazione dei servizi indifferibili e l’attivazione dei nuovi servizi emergenziali di supporto alla popolazione).
L’attenzione immediata è stata rivolta, in primis, alle fragilità urbane, alle categorie più vulnerabili, colpite dall’aggravamento di pregresse difficoltà di accesso ai beni primari.
Una condizione che, come ha rilevato Aldo Bonomi in occasione del primo convegno sulle città resilienti al FORUM PA di luglio, ha portato tutti gli amministratori “ad abbassare lo sguardo” verso i propri cittadini, incontrando, con sorpresa e conforto, la solidarietà e la mobilitazione straordinaria della “comunità ampia” dei volontari, delle organizzazioni del terzo settore e delle forze di protezione civile.
Durante l’emergenza pandemica il digitale è stato un elemento fondamentale di supporto trasversale a tutti gli ambiti di intervento. I comuni sono intervenuti attivando nuovi servizi digitali, riconvertendone alcuni prima erogati in presenza, accelerando processi di digitalizzazione basati sull’utilizzo dei dati e mettendoli in esercizio. L’“operosità digitale” dei comuni in emergenza, tra l’altro, è documentata dalla capacità di aver erogato in pochi giorni più di 400 milioni di buoni spesa alle famiglie in difficoltà, una delle azioni istituzionali più efficienti dei 3 mesi di emergenza sanitaria.
Il ricorso massivo al lavoro da remoto sia da parte del settore pubblico che di quello privato ha modificato sensibilmente i tempi, gli spazi, le condizioni d’uso e i flussi di mobilità nelle città. Se, secondo le stime, lo smart working sarà attivato per percentuali sempre più ampie di personale pubblico e privato, modelli urbani consolidati, come quelli basati sulla concentrazione delle funzioni terziarie e sulle polarità territoriali, saranno profondamente alterati, con conseguenze dirompenti in termini di mobilità, flussi di traffico, distribuzione di nuove funzioni, riconversione di attività, economie del mercato immobiliare.
Parti intere di città potrebbero essere “svuotate” di funzioni “storiche”, mentre alla diffusione del lavoro agile nel territorio potrà corrispondere l’emersione di nuovi servizi di prossimità per il soddisfacimento di bisogni non solo essenziali.
L’obiettivo del convegno è quello di “alzare lo sguardo” verso la “ripresa” delle città, provando ad esaminare le conseguenze di lunga durata degli impatti dell’emergenza nel modo di vivere e di concepire la vita urbana: quali sono i mutamenti più profondi e qual è l’“eredità positiva” della crisi da affidare al new normal e consegnare alla governance del futuro?