Le persone che hanno partecipato

Emiliano Veronesi

Emiliano Veronesi

Emiliano Veronesi, 46 anni, ha maturato una profonda esperienza in ambito General Management e Finance, con oltre 20 anni trascorsi in realtà di rilievo di varie industry. È esperto nel guidare le imprese verso l’innovazione ed il cambiamento, grazie a una forte vocazione nell’ispirare le persone e alle competenze di progettazione strategica, pianificazione e finanza aziendale.

Dopo essersi laureato in Economia all’Università Cattolica, inizia il suo percorso professionale in Ernst & Young nelle sedi di Milano, Dublino e Londra.

Prosegue la sua carriera in Saint Gobain per poi approdare nel 2003 in General Motors.

Nel 2005 entra in GE Healthcare, dove, fino al 2010, occupa varie posizioni manageriali nell’area Finance Controlling sia in Italia sia fuori dai confini nazionali.

Passa poi in Metro Italia Cash & Carry, dove, dal 2012, ricopre il ruolo di Country Board Member, MD e CFO.

In Metro AG fa il suo ingresso nel 2015 in qualità di Value Creation Director, tracciando un percorso di formazione e grande crescita per l’azienda.

Nel 2016 assume la carica di Board Member e CFO di Thyssen Energy Italy and Petrovalves Group.

L’avventura di Emiliano Veronesi nel Gruppo Econocom Italia inizia a settembre 2019, quando viene nominato Direttore Generale del Gruppo Econocom Italia, dove si occupa della definizione e dell’implementazione della strategia dell’azienda, che mira a posizionare il gruppo quale partner strategico e tecnologico nella fornitura di soluzioni as a service e pay per use, e del rafforzamento della cultura interna orientata alla customer proximity e all’innovazione continua

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Città e territori: dall’emergenza alla ripresa

Roma, 4 Novembre, 2020 | 14:00

La crisi pandemica e il lockdown hanno prodotto sui nostri contesti urbani e territoriali stress improvvisi e senza precedenti, non solo di natura strettamente sanitaria, con effetti drammatici per i territori più colpiti, ma anche dal punto di vista sociale, economico e funzionale.

Per le amministrazioni locali, “le più esposte dello Stato”, l’emergenza sanitaria si è tradotta sin da subito in un’emergenza organizzativa (mettere in sicurezza il proprio personale consentendo lo svolgimento delle prestazioni da remoto) e amministrativa (garantire l’erogazione dei servizi indifferibili e l’attivazione dei nuovi servizi emergenziali di supporto alla popolazione).

L’attenzione immediata è stata rivolta, in primis, alle fragilità urbane, alle categorie più vulnerabili, colpite dall’aggravamento di pregresse difficoltà di accesso ai beni primari.

Una condizione che, come ha rilevato Aldo Bonomi in occasione del primo convegno sulle città resilienti al FORUM PA di luglio, ha portato tutti gli amministratori “ad abbassare lo sguardo” verso i propri cittadini, incontrando, con sorpresa e conforto, la solidarietà e la mobilitazione straordinaria della “comunità ampia” dei volontari, delle organizzazioni del terzo settore e delle forze di protezione civile.

Durante l’emergenza pandemica il digitale è stato un elemento fondamentale di supporto trasversale a tutti gli ambiti di intervento. I comuni sono intervenuti attivando nuovi servizi digitali, riconvertendone alcuni prima erogati in presenza, accelerando processi di digitalizzazione basati sull’utilizzo dei dati e mettendoli in esercizio. L’“operosità digitale” dei comuni in emergenza, tra l’altro, è documentata dalla capacità di aver erogato in pochi giorni più di 400 milioni di buoni spesa alle famiglie in difficoltà, una delle azioni istituzionali più efficienti dei 3 mesi di emergenza sanitaria.

Il ricorso massivo al lavoro da remoto sia da parte del settore pubblico che di quello privato ha modificato sensibilmente i tempi, gli spazi, le condizioni d’uso e i flussi di mobilità nelle città. Se, secondo le stime, lo smart working sarà attivato per percentuali sempre più ampie di personale pubblico e privato, modelli urbani consolidati, come quelli basati sulla concentrazione delle funzioni terziarie e sulle polarità territoriali, saranno profondamente alterati, con conseguenze dirompenti in termini di mobilità, flussi di traffico, distribuzione di nuove funzioni, riconversione di attività, economie del mercato immobiliare.

Parti intere di città potrebbero essere “svuotate” di funzioni “storiche”, mentre alla diffusione del lavoro agile nel territorio potrà corrispondere l’emersione di nuovi servizi di prossimità per il soddisfacimento di bisogni non solo essenziali.

L’obiettivo del convegno è quello di “alzare lo sguardo” verso la “ripresa” delle città, provando ad esaminare le conseguenze di lunga durata degli impatti dell’emergenza nel modo di vivere e di concepire la vita urbana: quali sono i mutamenti più profondi e qual è l’“eredità positiva” della crisi da affidare al new normal e consegnare alla governance del futuro?