Le persone che hanno partecipato

Francesco Ripa di Meana

Francesco Ripa di Meana

Nei primi anni dopo la laurea ha operato in esperienze sperimentali di avvio di servizi di prevenzione pubblici nella cintura di Napoli e poi come medico capo distretto in una zona di guerra del Mozambico, mettendo alla prova, unico medico nella zona, non solo le sue capacità professionali come medico di base e di emergenza ma anche le difficoltà di gestione di un piccolo ospedale e di una rete di servizi di fronte a problemi sanitari di grave portata.
Come medico specialista in medicina del Lavoro ha avviato e poi diretto negli anni 80 un servizio di prevenzione nelle malattie nei luoghi di lavoro nell’ambito di una USL del Centrosud.
Nella seconda metà degli anni 80 e nei primi anni 90 ha lavorato come project manager della Cooperazione italiana allo Sviluppo in Brasile (dal 1986 al 1992), dove ha coordinato i progetti della cooperazione sanitaria locale che andavano dagli investimenti di alta tecnologia come l’Ospedale S.Raffaele di Salvador a progetti di promozione della salute in zone disagiate sia nelle periferie urbane che nelle zone più remote del Nordest e dell’Amazzonia; è proprio in questo contesto che è venuto a contatto con le problematiche legate alla gestione dei sistemi sanitari in situazione di sistematica scarsezza di risorse approfondendo i temi come la programmazione territoriale e l’applicazione di programmi di sanità pubblica in contesti disagiati, la sperimentazione di modelli organizzativi incentrati sui distretti urbani e rurali e l’integrazione fra ospedale e territorio.
Al ritorno in Italia ha esercitato nuovamente il ruolo di project manager di progetti in Italia e all’estero; in questo ambito di particolare importanza è risultata l’esperienza di direzione di un programma speciale del Ministero della Funzione Pubblica denominato “100 progetti al servizio del cittadino”, incentrato sulla valutazione delle migliori iniziative di miglioramento dei servizi in vari settori della pubblica amministrazione.
Dal 1997 al 2002 è stato Direttore Generale dell’ASL di Viterbo nel Lazio, dove si è concentrato in particolare sul completamento del cantiere incompiuto dell’ospedale e sull’introduzione di strumenti manageriali nella gestione dell’Azienda.
Dal Gennaio 2002 al Gennaio 2008 è stato Direttore Generale dell’Azienda Unità Sanitaria Locale di Piacenza, in regione Emilia-Romagna, dove ha concentrato l’attenzione sul risanamento del bilancio, la riorganizzazione delle funzioni territoriali ed ospedaliere, l’attuazione di un forte piano di investimenti strutturali e tecnologici, il recupero di un rapporto di fiducia e collaborazione con gli enti locali e la cittadinanza.
Dal 28 gennaio 2008 al 28 febbraio 2015 è stato Direttore Generale dell’Azienda USL di Bologna, tra le più grandi e complesse d’Italia dove particolarmente impegnato nello stabilire le strategie per tutta l’area metropolitana che garantiscano lo sviluppo del sistema bolognese garantendone la sostenibilità negli anni.
Ha partecipato allo sviluppo delle Aree Vaste: quella dell’ Emilia Nord (AVEN) e quella dell’Emilia Centro (AVEC) di cui è Presidente.
E’ stato Presidente FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) dal marzo 2006 all’aprile 2009. Tra il 2015 e il 2016 è stato Direttore Generale dell’Istituto Ortopedico Rizzoli.
Dal 10 luglio 2014 è di nuovo Presidente FIASO.
Dal 5 dicembre 2016 è Direttore Generale dell'IFO Istituti Fisioterapici Ospitalieri di Roma.

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Ha partecipato a:

Promuovere partecipazione e benessere nelle Aziende sanitarie e ospedaliere in tempo di crisi

Palazzo dei Congressi EUR | Roma, 29 Maggio, 2013 | 09:30

 

La Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (FIASO), nelle sue attività, si pone come interlocutore delle istituzioni non solo come attore di rappresentanza, ma come soggetto attivo nello stimolare discussioni e dibattiti sui temi cruciali per la sanità pubblica. A questo proposito, i Laboratori di ricerca rappresentano un importante momento scientifico e di confronto.

Fra questi, è stato avviato il Laboratorio FIASO “Sviluppo e tutela del benessere e della salute organizzativa nelle Aziende Sanitarie”, realizzato in una prima edizione nel biennio 2010-2011 e riproposto per gli anni 2013-2014.

Questo progetto mira ad aumentare la partecipazione attiva alla vita organizzativa da parte di tutto il personale, al fine di facilitare un processo di condivisione che possa sviluppare il senso di appartenenza alla propria Struttura Operativa e all’Azienda. Questo comporta sia il miglioramento della qualità dei processi, delle attività e prestazioni erogate, sia la diminuzione dei costi indiretti dovuti alla presenza di lavoratori demotivati o in burn-out, a seguito dello sviluppo di una migliore qualità della vita lavorativa.

Il Laboratorio si propone come momento di integrazione di professionalità e realtà geografiche, coinvolgendo Aziende rappresentative del territorio nazionale. Il progetto è condiviso da 17 Aziende Sanitarie: ASL CN2 Alba-Bra, ASL BT Barletta Andria Trani, ASL Provincia di Bergamo, AUSL Bologna, ASL 4 Chiavarese, ASF Firenze, AO Provincia di Lecco, ASM Matera, AOU Policlinico Messina, ASL Milano, AO Policlinico Giaccone Palermo, AUSL Rimini, ASL Roma E, APSS Trento, AUSL 12 Viareggio, ASL Viterbo, ULSS 3 Bassano del Grappa.

L’intervento previsto a FORUM PA 2013 è finalizzato a presentare e descrivere il Laboratorio FIASO con un focus sulle opportunità offerte dalla trasferibilità dei modelli proposti con particolare evidenza rispetto al periodo attuale di crisi. L’obiettivo è stimolare la riflessione e la discussione fra le Aziende della Pubblica Amministrazione, sul tema del benessere organizzativo, gli adempimenti sollecitati dal testo Unico sulla Sicurezza ed i rischi stress-lavoro correlati, la ricaduta sulla qualità delle relazioni e delle prestazioni rese al cittadino.

Salute digitale: spendere meno e curare meglio

Palazzo dei Congressi | Roma, 26 Maggio, 2015 | 15:00

Alla fine del processo che vede ancora al lavoro Governo e Regioni, avremo il Patto per la sanità digitale.

Il risparmio viene da più parti quantificato in miliardi: circa 7. Ma è necessario evitare facili entusiasmi: pur considerando tutti l’e-health un fattore abilitante per l’evoluzione dei modelli assistenziali e organizzativi, dobbiamo constatare, da tempo, una contrazione anno su anno della spesa per la digitalizzazione della Sanità.

Allora come verrà finanziato questo passaggio alla sanità digitale non più rinviabile per garantire al nostro SSN appropriatezza, efficienza nella risposta alle vecchie e nuove domande di salute?

Quale sarà la governance di sistema dell’innovazione del nostro SSN che permetterà di rispettare la tabella di marcia disegnata per raggiungere quegli obiettivi definiti strategici e prioritari?

Quali i momenti e gli strumenti di misurazione dell’avanzamento del programma?

I lavori della giornata punteranno a dare una risposta a questi interrogativi, evidenziando alcune tra le priorità di intervento, e in particolare:

  • i servizi digitali al cittadino, l’empowerment del paziente e l’utilizzo dei social media per la salute;
  • le nuove modalità di interazione multidisciplinare tra professionisti in ambito ospedaliero e territoriale;
  • i servizi per la continuità assistenziale ospedaleâterritorio e i nuovi modelli di cura, tra cui la telemedicina;
  • il procurement dell’innovazione e le partnership pubblico-privato in sanità.

Quale sanità post-Covid? Da cosa ripartire per l’innovazione del Servizio Sanitario Nazionale

Eventi sul territorio, 13 Maggio, 2021 | 10:00

 

L’emergenza sanitaria che stiamo attraversando sta sottoponendo ad una pressione straordinaria le strutture e l’organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale. Sul fronte della lotta al COVID-19, l’assistenza sul territorio non è riuscita ad arginare tempestivamente il diffondersi dei contagi e la pressione si è rivolta rapidamente agli ospedali, mettendo in crisi soprattutto i reparti di terapia intensiva. D’altro canto, la pandemia ha inciso sull’offerta del sistema sanitario: i SSR hanno dovuto circoscrivere l’offerta ordinaria, rinviare gli interventi programmati differibili e scoraggiare la domanda non urgente.

Certamente la pandemia ha ampliato il dibattito in essere sull’efficienza organizzativa di un SSN così com’è oggi, incentrato sull’assistenza ospedaliera, debole su prevenzione, medicina di prossimità e continuità assistenziale. L’allocazione delle risorse conferma tale modello. L’Italia impegna per la sanità pubblica il 6,5% del Pil1 ed è al 12° posto nella graduatoria dei Paesi UE. All’assistenza ospedaliera va il 3,8% (siamo al  posto in Europa, dietro Danimarca, Francia, Svezia e Norvegia). All’assistenza sul territorio va l’1,2% del Pil (siamo al 15° posto nell’UE, allocando circa metà delle risorse impegnate da Germania, Belgio e Danimarca).  
 
Quali lessons learned per la ripartenza? Quale futuro per la sanità? 

 

Il convegno, in collaborazione con Samsung, si propone di tracciare le seguenti suggestioni, che mostrano cambiamenti che, senza essere dirompenti rispetto all’organizzazione attuale perché il sistema potrebbe non sopportarli, innovino velocemente (in tempi ridotti) e radicalmente (con un grande impatto) processi ed organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale.