Le persone che hanno partecipato

Luciano Grasso

Luciano Grasso

  • Laurea in Giurisprudenza Università di Genova nel 1974.
  • Dal 1977 Capo Ripartizione Ufficio Personale e Spedalità E.O. OO.RR.C. Liberti Poli di Genova.
  • Dal 1980 Responsabile Settore Giuridico Matricolare USL 12 Genovese.
  • Dal 1987 Capo Ripartizione Personale USL 12 Genovese.
  • Dal 1991 Coordinatore Amministrativo USL 12 Genovese.
  • Dal gennaio 1993 Coordinatore Amministrativo ASL 3 Genovese.
  • Dal gennaio 1995 Direttore Generale ASL 1 Imperiese.
  • Dall'agosto 2000 Direttore Generale ASL 3 Genovese.
  • Dal luglio 2005 Direttore Amministrativo E.O. Ospedali Galliera.
  • Ha partecipato a numerosi corsi di formazione e aggiornamento in particolare: Scuola Superiore di Amministrazione Sanitaria Roma 1985-1986; Scuola di Direzione Aziendale Bocconi Corso di General Management per i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie della Regione Liguria.
  • Professore a contratto Università degli Studi di Genova, Dipartimento Scienze della Salute, Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva per gli anni accademici 2000-2004.
  • Membro del comitato d'indirizzo del Corso di Laurea in Scienze Politiche.
  • E' membro dell'Associazione Nazionale Direttori del Personale e di Federsanità.
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Ha partecipato a:

L'innovazione comincia dalle persone. La gestione delle risorse umane nella PA

Fiera di Roma | Roma, 20 Maggio, 2010 | 10:00

Il fattore di successo dell’amministrazione – come di ogni organizzazione – sta nelle persone che ne sono parte. Le regole sono necessarie, ovviamente, ma non bastano mai ad offrire motivazione, valori, capacità. La valutazione serve – ci mancherebbe – ma non ci dice come trovare, far crescere, promuovere ed affinare le energie necessarie all’amministrazione pubblica (e alla “Nazione”). Un buon sistema di programmazione-misurazione-valutazione (il “ciclo della performance”!) può dare giusti stimoli alle persone, e può selezionare, alla fine, i “migliori”, ma non ci dice come convincere un ragazzo o una ragazza a scommettere la propria vita lavorativa in un amministrazione pubblica, non ci aiuta a trasformare il vincitore di concorso nel “professionista dell’amministrazione” di cui abbiamo bisogno, non ci aiuta  a farlo crescere, adattandolo al mutamento delle esigenze operative e di contesto.  

Per altri versi, la sacrosanta insistenza sulla responsabilità individuale – di ogni dirigente, di ogni dipendente – non è risolutiva di ogni male:  le cronache sportive ci consegnano molti esempi di squadre con grandi individualità, e tuttavia votate al (relativo) insuccesso perché prive dello spirito giusto, dell’orgoglio condiviso, della “strategia” (organizzazione, formazione, motivazione) che trasforma le persone in un collettivo, in un gruppo vincente.

Nel momento in cui si rinnovano le regole del lavoro nella PA occorre insomma tornare alla radice dei problemi, alla sfida più affascinante e più difficile. Organizzare le persone, motivarle, formarle, accompagnarle in percorsi di crescita, promuoverne il “benessere organizzativo”. Scommettere sulle persone in carne ed ossa, sui loro valori e sui loro problemi, sulle loro potenzialità e sulle loro difficoltà, perché lì c’è la chiave del successo, e nessuna scorciatoia formale può condurci alla meta.