La pubblica amministrazione italiana – Stato, Regioni, Enti locali – è parte del processo di contenimento e uscita dalla crisi in quanto ambito dell’adattamento normativo e della gestione dell’apparato pubblico (presidio istituzionale e servizi).
Questa stessa affermazione è in realtà una domanda. Domanda che viene rivolta ad un panel interessante e articolato – per competenze, per contesti, per profili professionali – che rivela un nuovo volto del management pubblico italiano.
La questione si inquadra:
in un tema antico (la PA italiana assume un profilo di capacità e responsabilità per essere considerata “classe dirigente”?);
e apre riflessioni su un tema decisivo nell’attualità ( essa ha autonomia di proposta e di iniziativa così da assicurare una mediazione indispensabile tra le istanze della politiche e le attese della società e quindi dei cittadini e delle imprese? ).
Nel trattamento del colloquio altri tre nodi:
economia e tecnologia costituiscono due snodi dell’approccio moderno alla governabilità che le culture tradizionali della PA (diritto e contabilità) vedevano marginalmente; il riequilibrio è in atto o – nei loro contesti di riferimento – si può dire consolidato?
i processi formativi che si stanno determinando nelle loro filiere di competenze ( dunque rispetto ai loro collaboratori ) fino a che punto subiscono vecchi contenuti e fino a che punto tengono conto della strumentazione tecnica e culturale per lo sviluppo della capacità competitiva?
esiste oggi un dossier “valutazione” che si colloca nell’esperienza professionale dei partecipanti in modo concreto ( su di loro e sui processi che loro stessi gestiscono ) non in forma retorica o in chiave limitata all’integrazione salariale?