Le persone che hanno partecipato

Roberto Garofoli

Roberto Garofoli

Dal 1999 è Magistrato del Consiglio di Stato.

Ha svolto funzioni di giudice penale e civile presso i Tribunali di Taranto e Trani dal 1994 al 1999, occupandosi di delicati processi anche di mafia, in specie come giudice estensore in vicende per concorso esterno in associazione mafiosa.

Nel 1999 supera il concorso per Magistrato TAR, assumendo funzioni presso il TAR Puglia, Sez. di Bari. Nello stesso anno si classifica primo al concorso per Magistrato del Consiglio di Stato, assumendo le relative funzioni nelle Sezioni giurisdizionali e consultive.

È stato docente della LUISS di Roma, consulente giuridico del Governo, componente del Centro nazionale per l’informatica presso la pubblica amministrazione, coordinatore presso il Ministero dell’Interno del gruppo per l’elaborazione del Testo unico sulla protezione civile, prevenzione incendi, capo Ufficio Legislativo del Ministero degli Affari Esteri, componente della Commissione per il nuovo processo amministrativo.

E' stato Capo di gabinetto del Ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione e Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri

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Ha partecipato a:

La L.241/90 a venti anni dall'approvazione

Fiera di Roma | Roma, 20 Maggio, 2010 | 10:00

Una nuova stagione nel contrasto alla corruzione

Fiera di Roma | Roma, 18 Maggio, 2012 | 10:00

 Adozione di piani anticorruzione, premi e anonimato per chi denuncia reati contro la pubblica amministrazione, sistema di rotazione per i funzionari che lavorano nei settori più a rischio, nuove incompatibilità. Sono queste alcune delle proposte elaborate dalla Commissione per lo studio e l’elaborazione di proposte in tema di trasparenza e prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione. Il convegno metterà in luce il punto di vista della  Commissione che è stata istituita dal ministro per la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi e lo confronterà con il parere di importanti figure che operano in situazioni "a rischio" come i Comuni del Sud e la sanità.

Le politiche di coesione e legalità per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie

Palazzo dei Congressi | Roma, 27 Maggio, 2014 | 09:30

Sono trascorsi diciotto anni dall'introduzione del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, grazie alla legge n.109 del 1996. Oggi in Italia sono numerosi i beni immobili e aziendali sequestrati e confiscati dalla magistratura  e che rappresentano una quota notevole dell'economia del nostro Paese. I beni immobili confiscati in via definitiva, secondo i dati aggiornati al 31 dicembre 2012, sono in totale 11.238 (3.808 appartamenti, 2.245 terreni agricoli, 1.209 locali generici, 963 box e garage, 415 ville, 202 capannoni….). Le aziende confiscate in via definitiva sono in totale 1708. Di queste, 623 in Sicilia, 347 in Campania, 161 in Calabria e 131 in Puglia. Circa la metà operano nel commercio (471) e nelle costruzioni (477). Seguite da quelle alberghiere e della ristorazione (173).

Le buone pratiche e le esperienze positive di riutilizzo per finalità istituzionali e sociali dei beni confiscati hanno contribuito al rafforzamento delle politiche di coesione territoriale e di promozione attiva del lavoro e dell'imprenditorialità giovanile, attraverso lo sviluppo di reti relazionali tra Pubblica amministrazione centrale, Regioni ed enti locali e le organizzazioni economiche e sociali.L'obiettivo del seminario è quello di proporre interventi per la  valorizzazione dei beni confiscati tramite gli strumenti della programmazione europea 2014-2020 e le nuove campagne Impresa Bene Comune – Il made in Italy della legalità e Libera il welfare – I beni confiscati per l'inclusione sociale.